Pubblicato su Environmental Research, il nuovo studio su Climate change and occupational health and safety. Risk of injuries, productivity loss and the co-benefits perspective spiega come le misure di adattamento e di prevenzione dell’esposizione dei lavoratori a temperature estreme possano ottenere effetti benefici nella riduzione di rischi infortunistici e ricadute positive sulla produttività aziendale.
Attraverso un modello epidemiologico che analizza la serie giornaliera delle temperature e la serie degli infortuni, con la collaborazione della Consulenza statistico attuariale dell’Istituto sono stati associati al caldo estremo oltre 4.000 infortuni per anno, con un impatto particolarmente significativo per i settori dell’agricoltura, dell’edilizia e della logistica. Allo stesso tempo, la riduzione della produttività dovuta alla necessità di evitare l’esposizione è stata stimata mediamente al 6,5%, fino ad arrivare all’80% in condizioni di sforzo fisico elevato richiesto dall’attività lavorativa. Il costo per la collettività associato agli infortuni occupazionali correlati al caldo è ingente e sfiora i 50 milioni di euro per anno, considerando l’insieme di tutte le spese assicurative, gestionali e di tutela degli infortunati.
Alla luce delle evidenze scientifiche, risulta rafforzata la convinzione di come la prevenzione dell’esposizione occupazionale a temperature estreme sia una priorità e un volano fondamentale di sviluppo, sia in termini di progresso per la salute e la sicurezza dei lavoratori sia di produttività e competitività aziendale. Fondamentale è la formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro per evidenziare l’importanza dell’idratazione durante le ondate di calore, di un abbigliamento adeguato, della riorganizzazione dei turni di lavoro e della possibilità di accedere ad aree ombreggiate durante le pause. È fondamentale inoltre dotarsi di strumenti innovativi, tra cui i sistemi previsionali di allerta specifici per il settore occupazionale, in grado di individuare condizioni di criticità per i diversi ambiti lavorativi. Anche l’individuazione di soluzioni tecnologiche indossabili come gli indumenti refrigeranti rappresenta una priorità di ricerca e intervento.
Il progretto Worklimate 2.0, promosso e finanziato dall’Inail attraverso lo strumento dei Bandi di ricerca in collaborazione (Bric) ha consentito di costituire un’ampia partnership fra istituti scientifici, con la conduzione del Cnr (Istituto per la BioEconomia) e la partecipazione delle Aziende Usl Toscana Centro e Toscana Sud Est, del Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, del Consorzio LaMMA (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile) e dell’Università di Bologna. Il progetto sta producendo conoscenza e strumenti di intervento sull’effetto delle condizioni di stress termico ambientale per la sicurezza dei lavoratori, con un’attenzione specifica alla stima dei costi sociali e degli strumenti di intervento e di prevenzione dei rischi.