In un recente studio sono stati approfonditi gli effetti negativi del calore sulla salute dei lavoratori e sulla produttività del lavoro nel contesto di cambiamento climatico. Lo studio ha effettuato una revisione della letteratura analizzando gli articoli che si sono occupati negli ultimi anni dei costi correlati allo stress termico occupazionale. I costi globali stimati in dollari statunitensi per la perdita di tempo di lavoro ammontavano a circa 280 miliardi nel 1995, arrivando a 311 miliardi nel 2010 pari quindi allo 0,5% del PIL, con una crescita stimata entro il 2030 ai 2,4-2,5 trilioni (pari quindi a + 1% del PIL). Alcuni studi hanno stimato le spese sanitarie legate agli infortuni sul lavoro correlati allo stress termico con costi annuali medi pari a 1 milione di dollari in Spagna, 1 milione in Cina e 250.000 dollari in Australia. I Paesi in via di sviluppo e quelli con climi più caldi registrano in queste stime maggiori perdite in proporzione al PIL. I rischi maggiori legati allo stress termico occupazionale sono stati osservati maggiormente nelle industrie con attività outdoor, nelle medie imprese; i lavoratori più colpiti sono maschi con una età compresa tra 25 e 44 anni. Esplorando la relazione tra lo stress da caldo sul lavoro e le spese relative alla perdita di produttività si rileva una riduzione dell’efficienza lavorativa e dell’assistenza sanitaria e dei costi stratificati per fattori demografici.
Qui è possibile consultare lo studio: Occupational heat stress and economic burden A review of global evidence